C’era una donna della tribù dei Buriati, nelle steppe dell’Asia, che aveva contemporaneamente due mariti. Il primo, quello da lei preferito, era lo spettro d’uno stregone morto parecchie generazioni addietro: il secondo era invece un arcigno capo tribù. Il marito fantasma, per fare un insolito e prezioso regalo alla moglie terrena, si adoperò perché una cavalla delle stalle del capo tribù partorisse un puledro con otto zampe. Voleva che questo puledro diventasse la cavalcatura della donna; ma l’altro marito, sbalordito dal prodigio, e forse anche ingelosito, fece amputare quattro delle otto zampe del puledro. Quando la donna se ne accorse, pianse: in quello stesso istante il marito fantasma la trasportò nel cielo azzurro.
(Realizzato come spiegazione dell’opera “I due mariti”, Collezione De Donno, 1985)